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Un detenuto del carcere di Lecce ha provato a uccidere la pm che lo ha fatto incarcerare fingendosi pentito
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Attentato alla pm. Pancrazio Carrino, detenuto indagato per mafia nel carcere di Lecce, ha confessato di aver finto di voler collaborare con la giustizia per uccidere, durante un interrogatorio, la magistrato che l’ha fatto arrestare, Carmen Ruggiero.
L’attentato a Carmen Ruggiero
Pancrazio Carrino, già accusato di far parte del clan Lamendola-Cantanna e detenuto, ha confessato di aver finto di voler collaborare con la giustizia per ottenere un interrogatorio con la pm che lo aveva fatto incarcerare, Carmen Ruggiero.
L’attentato è stato sventato dai carabinieri che dovevano garantire la sicurezza della magistrato. Carrino ha poi confessato in un secondo interrogatorio le sue intenzioni, questo volta davanti al pm Raffaelel Pesiri.
Il carcere di Lecce, dove è avvenuto l’attentato
Il detenuto è stato trasferito nel carcere di Terni, stando a quanto riporta l’agenzia di stampa ‘ANSA’. Qui si sarebbe svolto l’interrogatorio durante il quale c’è stata la sua confessione.
L’operazione che ha portato Carrino in carcere
Carrino era in carcere per via di un’operazione della Direzione distrettuale antimafia di Lecce, volta allo smantellamento del clan Lamendola-Cantanna. In tutto furono 22 le persone raggiunte dal provvedimento di custodia cautelare in carcere in quell’occasione.
Da allora la gip che ha convalidato i provvedimenti, Francesca Mariano, vive sotto scorta con auto blindata. La sorveglianza verso la giudice è stata aumentata dopo che fuori da casa sua è stata trovata la testa mozzata di un capretto con un coltello conficcato.
Quale era il piano di Carrino
Il piano di Carrino per uccidere Ruggiero era particolarmente complesso, dato che il detenuto, prima di fingere di collaborare con la giustizia, si trovava in una cella di isolamento senza possibilità di entrare in contatto con l’esterno o con altri carcerati.
Mentre si trovava nella cella avrebbe, stano a quanto riporta l”ANSA’, rotto la tazza del water, per ricavarne un frammento appuntito di ceramica, che avrebbe poi avvolto in un sacco della spazzatura.
Il giorno dell’interrogatorio, il 31 luglio 2023, prima di essere prelevato dai carabinieri per recarsi al colloquio con Ruggiero, avrebbe nascosto l’arma nel proprio retto in modo che la perquisizione degli agenti non potesse trovarla.
Una volta entrato nella stanza con la pm avrebbe chiesto di andare in bagno e avrebbe quindi recuperato l’arma, nascondendola nei pantaloni. Una seconda perquisizione dei carabinieri l’avrebbe però trovata e gli agenti l’avrebbero quindi confiscata.
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