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Dopo un discorso di circa mezz’ora in piazza Santi Apostoli, la manifestazione romana del presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca contro l’Autonomia differenziata si è prima trasformata in una marcia verso le sedi istituzionali dell’esecutivo, poi il governatore ha scoperto che il premier Giorgia Meloni si trovava in Calabria così ha deciso di iniziare ad alzare i toni delle sue affermazioni fino all’insulto. Pertanto nel giro di qualche ora l’evento del governatore dem, accompagnato da un folto gruppo di sindaci campani e in parte pugliesi, è diventato una commedia tragica. Le immagini di De Luca appostato di fronte i due ingressi della presidenza del Consiglio erano già virali quando il premier Meloni dalla Calabria, a margine della firma dell’accordo per lo sviluppo e la coesione, dichiara: «A chi mi accusa di dividere l’Italia vorrei dire che l’Italia è stata divisa da chi credeva che ci fossero cittadini di serie A e di serie B. Leggevo questa mattina di un leader di opposizione che diceva che i patrioti abbandonano e tradiscono il Mezzogiorno. Se invece di fare le manifestazioni – è la stoccata del premier Meloni a carico di De Luca – ci si mettesse a lavorare, forse si potrebbe ottenere qualche risultato in più».
Quando vengono pronunciate queste dichiarazioni il governatore De Luca si trova all’interno di Montecitorio, dove ha ripiegato dopo essere rimasto fuori da Palazzo Chigi. Il “viceré” di Salerno sbotta: «È intollerabile questo atteggiamento, centinaia di sindaci che stanno qua e che non hanno i soldi per l’ordinaria amministrazione. Lavora tu st…za». Che De Luca fosse a dir poco carico lo si era intuito fin dall’inizio della giornata, infatti in un passaggio del comizio ha affermato: «Questi qua un passo alla volta sono convinti di poter sputare in testa alla gente e calpestarne la dignità». Tra i volti noti presenti al raduno Antonio Misiani (Pd), il sindaco di Benevento Clemente Mastella, l’ex leader della Cgil e senatrice dem Susanna Camusso e il figlio Piero. Come detto terminato il discorso, scortato dalle fasce tricolori al seguito, ha puntato le sedi della presidenza del consiglio. Un primo intoppo con le forze dell’ordine è andato in scena in via del Corso: un piccolo gruppo di persone, compreso De Luca, aveva percorso già alcuni metri; invece la maggior parte dei suoi sostenitori era stata bloccata dalle forze dell’ordine all’ingresso della strada. Il secondo momento di tensione si registra con lo spostamento dei manifestanti da Largo Chigi a piazza Colonna. I poliziotti li respingono con forza all’indietro. Un agente spiega al presidente De Luca: «Non si può andare oltre».
Replica: «E allora chiedete che qualcuno venga qui a parlare. Sennò dovete caricarci. È chiaro? Ci dovete caricare. Ci dovete uccidere». Al solo De Luca viene concesso di sostare di fronte al portone dell’ingresso principale di Palazzo Chigi. A favore di telecamera fa più di una telefonata poi si sposta a Montecitorio insieme alla coppia di Avs Angelo Bonelli e Francesco Emilio Borrelli. Nel Transatlantico, come detto, insulta il presidente del Consiglio. Le offese dei manifestanti vengono indirizzate anche ai poliziotti: «Fascisti e squadristi». Un particolare che non è sfuggito al ministro dell’Interno Matteo Piantedosi che nella tarda serata di ieri ha detto: «Spiace molto che nell’occasione sia mancato il rispetto per gli uomini e le donne in divisa anche da parte di chi, per il ruolo che ricopre, dovrebbe invece rappresentare le proprie idee all’insegna del massimo rispetto delle istituzioni e delle regole». Uscito da Montecitorio il presidente De Luca riprende insieme alla sua scorta di sindaci via del Corso. Chi lo affianca non smette mai di incitarlo: «De Luca uno di noi». Anche i turisti e semplici passanti restano meravigliati dall’insolita circostanza. La tappa successiva del tour capitale è Palazzo Valentini, sede della prefettura romana. Sono le 13.45 il presidente della Campania e una rappresentanza varcano l’ingresso. Qualche cronista immagina che il gruppo possa andare via dalla porta sul retro. Ipotesi che viene smentita poco meno di un’ora dopo: De Luca e i suoi riprendono a camminare. Stavolta non si passa da via del Corso ma dalle strade parallele, ancora un passaggio (senza sosta a Largo Chigi). Più di un agente di polizia si domanda quale possa essere la destinazione finale. Via Poli 29, sede romana della Regione Campania.
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