[ad_1]
Il committente del cantiere di Esselunga, dove venerdì un crollo ha causato la morte di 5 operai, è La Villata Spa, società immobiliare di investimento e sviluppo controllata al 100% da Esselunga e presieduta dall’ex ministro Angelino Alfano.
Nel 2022 Esselunga ha riacquistato da Unicredit il 32,5% del capitale di Villata per 435 milioni di euro, riassumendo così il controllo completo (possedeva già il 67,5%) della società che raggruppa le principali proprietà immobiliari del gruppo: in particolare, si tratta di 83 dei 196 immobili che ospitano i supermercati di Esselunga.
La ditta esecutrice dei lavori è la Aep, Attività edilizie pavesi di Pieve del Cairo, provincia di Pavia, che funge da capogruppo.
La giungla dei subappalti
Però, scorrendo la lista delle aziende notificate alla Asl dal coordinatore della sicurezza (ultima comunicazione telematica lo scorso 8 febbraio), si trovano ben 61 nomi: sono tutte le imprese che hanno avuto accesso al cantiere di via Mariti.
Si trovano alcune grosse aziende, nomi noti come Vangi che fa movimento terra, la Toscopali fondazioni, la Rdb di Pescara che è un colosso specializzato nella realizzazione di prefabbricati per grandi superfici di vendita (Conad, Ikea, Monge).
Le imprese più strutturate sono quasi tutte le Nord Italia.
Ma nel documento figurano anche tante piccole ditte individuali, la maggior parte di titolari stranieri, attive nel settore dell’edilizia e dei restauri. Poi c’è una lunga lista di impiantisti. E perfino società di fornitura di bilance per pesare gli alimenti, la società di vigilanza incaricata della guardiania notturna, una cooperativa attiva nel servizio di raccolta dei rifiuti.
Normale, visto che si tratta di un grosso cantiere.
Molto complesso è capire chi stesse facendo esattamente cosa. E da che tipo di rapporto fosse legato alla committente.
La catena dei subappalti, infatti, nei cantieri privati è potenzialmente infinita, al contrario di quanto accade nei cantieri pubblici che prevedono norme più stringenti.
Nei cantieri privati, spesso, è una giungla, tanto che sia i sindacati sia l’Ance da tempo chiedono a gran voce di introdurre anche nei cantieri privati almeno la certificazione Soa e un unico contratto, quello dell’edilizia — alcuni in via Mariti avevano quello da metalmeccanici — per tutti coloro che ci lavorano, così da garantire non solo una retribuzione ma soprattutto una formazione adeguata. Perché nei cantieri difficilmente si muore per caso.
Niente da fare, invece, per mettere un limite ai subappalti: l’Italia, in realtà, ci aveva provato a porre un tetto, individuando nel 30% del valore complessivo del cantiere la percentuale massima che poteva essere subappaltata. Però è intervenuta la Corte di giustizia europea che con due sentenze del settembre e del novembre 2019 ha ritenuto questo limite incompatibile con l’ordinamento eurounitario. Di conseguenza, nei cantieri privati non c’è nessun limite: la capogruppo può subappaltare la commessa per intero oppure si può anche fare ricorso ai cosiddetti «subappalti a cascata».
E qui nascono i problemi.
I rischi per la sicurezza
Spiega una fonte autorevole, per lunghi anni responsabile della sicurezza su grossi cantieri a livello nazionale e consulente di più di una Procura: «Più si allunga la catena, più si allunga la lista di coloro che da quel cantiere devono mangiare. Alla fine si risparmia sulla sicurezza, perché dopo che è stata smontata l’impostazione che era stata data da Raffaele Cantone quando era a capo dell’Anac, oggi non è più obbligatorio scorporare le risorse per la sicurezza dalle commesse che vengono subappaltate. Gli affidi o i subappalti hanno senso solo se riguardano lavorazioni particolari che necessitano di aziende molto specializzate. Ma quando vi si fa ricorso per risparmiare, la formazione e la sicurezza sono a rischio».
Dello stesso avviso anche Rossano Massai, presidente regionale dei costruttori di Ance: «Come i sindacati, anche noi siamo profondamente contrari alla liberalizzazione totale sui cantieri privati. Chiediamo che i cantieri privati vengano trattati come quelli pubblici. I pronunciamenti europei vanno nella direzione sbagliata. Nei cantieri edili devono starci gli operai del settore edile con il contratto di settore e dopo aver svolto tutti i corsi di formazione necessari. Invece con i subappalti a cascata sui cantieri si trova di tutto, soprattutto dopo che con la stagione dei bonus le ditte di edilizia sono spuntate come funghi, ma non hanno né preparazione né qualifiche».
18 febbraio 2024
© RIPRODUZIONE RISERVATA
[ad_2]
Source link