[ad_1]
2 minuti, 5 secondi
Nel giorno del solstizio d’inverno, una tempesta di Föhn sta investendo il Nord Italia, alimentata da una profonda circolazione ciclonica in azione tra la Scandinavia e il Baltico. I venti di caduta dalle Alpi hanno ripetutamente solcato la soglia dei 100-150 km/h, cagionando gravi danni in particolare allo sbocco delle valli piemontesi. E mentre in montagna si susseguono tormente di neve, in Pianura Padana prevalgono ampi spazi soleggiati e temperature estremamente miti, talvolta dai connotati record.
IL FENOMENO DELLE NUBI IRIDESCENTI – Nel corso del pomeriggio spettacolari e coloratissime nubi iridescenti hanno fatto la loro comparsa sulle regioni del Nord, specie tra Piemonte e Lombardia, nelle aree a ridosso dell’arco alpino che hanno più risentito degli effetti delle onde orografiche. Di norma si tratta di nubi alte (altocumuli lenticolari e altostrati), costituite in prevalenza da minuscoli cristalli di ghiaccio, che scompongono la luce come dei prismi. La straordinaria varietà di colori e sfumature dipende dai complessi processi di riflessione, rifrazione e interferenza che i raggi solari subiscono interagendo con le piccolissime particelle allo stato solido che compongono la nube. Un fenomeno ottico-atmosferico particolarmente suggestivo, che ricorda per sommi capi quello dell’arcobaleno.
L’IPOTESI NUBI STRATOSFERICHE – Non è da escludere l’ipotesi di un interessamento diretto della stratosfera, là dove la formazione di nuvolosità è decisamente più rara a causa della scarsa presenza di umidità. Sui cieli europei potrebbero aver fatto la loro comparsa le nubi stratosferiche, note anche come nubi madreperlacee per il loro aspetto iridescente. Un fenomeno che assumerebbe connotati di eccezionalità per le nostre latitudini: tali corpi nuvolosi, infatti, solitamente si sviluppano attorno ai 15.000 – 25.000 metri di quota sulla verticale dei Poli, a temperature inferiori ai -78/-80°C; valori termici estremi che consentono la condensazione di misture naturali di acqua e acido nitrico.
A causa della loro altitudine e dell’effetto della curvatura terrestre, le nubi stratosferiche ricevono luce solare al di sotto dell’orizzonte visibile, risultando luminose prima dell’alba e fino a due ore dopo il tramonto. I loro colori derivano dagli aghi di ghiaccio che compongono la nube. La loro superficie va a supportare quelle reazioni chimiche che portano – in concomitanza con il ritorno dei raggi solari in primavera alle latitudini polari – alla distruzione dell’ozono e alla formazione del buco dell’ozono stratosferico.
[ad_2]
Source link