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Da quello che mangiamo dipende il benessere dell’intestino, che è decisivo per quello dell’organismo intero.
In caso di colite ulcerosa oppure di malattia di Crohn, fare attenzione alla dieta diventa ancora più indispensabile: lo ha sottolineato l’Associazione AMICI ETS realizzando un decalogo alimentare per i pazienti che dimostra come scegliere cibi «amici» dell’intestino non significhi portare in tavola piatti privi di gusto, anzi.
Cibi da Alimentazione
Come spiega Paolo Gionchetti, direttore del Centro MICI del Policlinico Universitario Sant’Orsola di Bologna, «la dieta antinfiammatoria per eccellenza è quella mediterranea, con un ridotto apporto di grassi animali e specialmente di carni rosse, che possono favorire le recidive. L’intestino funziona bene se si beve acqua in abbondanza e si segue una dieta varia, in modo che la popolazione di batteri del microbiota intestinale sia ampia e variegata». Fra i cibi da prediligere indicati dal decalogo ci sono pesce, pollame e uova come fonti di proteine, olio extravergine d’oliva come condimento, fibre solubili da frutta e verdura, meglio se cotte e senza buccia; da preferire preparazioni semplici e piatti con pochi ingredienti e, al supermercato, prodotti privi di additivi come maltodestrine, solfiti o biossido di titanio o addensanti come carbossimetilcellulosa e carragenani. Si tratta di indicazioni da personalizzare in base alle esigenze dei singoli pazienti e per questo gli esperti di AMICI Italia raccomandano a tutti di tenere un diario alimentare, così da capire i cibi difficili da tollerare e quelli che invece danno benessere, perché possono essere molto diversi fra i vari casi e perché senza fare sufficiente attenzione è possibile finire per escludere alimenti tutt’altro che pericolosi. Come aggiunge Salvo Leone, direttore generale AMICI ETS, «per chi soffre di colite ulcerosa e malattia di Crohn adottare una dieta appropriata può fare la differenza tra il benessere e il disagio».
Periodi delicati
Nelle fasi di ricaduta delle MICI l’infiammazione a livello intestinale aumenta, ricompaiono sintomi come dolore, diarrea e stanchezza e la dieta deve per forza modificarsi: servono per esempio maggiori quantità di proteine da assicurarsi attraverso pesce, pollame, tagli magri di manzo, uova e tofu cucinati in maniera semplice, senza aggiungere i grassi che vanno in generale ridotti cercando di non esagerare pure con l’olio d’oliva, da limitare a non più di otto cucchiaini da tè al giorno. No a cereali integrali e legumi, perché troppe fibre possono contribuire a creare occlusioni, sì a pietanze «morbide» che includano fonti di amido con meno di due grammi di fibre per porzione e a vegetali ben cotti, come il purè di patate o le mele cotte, o alla frutta morbida come le banane mature; probiotici e prebiotici possono essere d’aiuto, cosi come il calcio e la vitamina D da introdurre con il consumo di latte scremato. Può essere poi opportuno mangiare più spesso porzioni piccole, evitando sempre i cibi che in passato hanno contribuito a scatenare i sintomi e ricorrendo a eventuali supplementi su indicazione del medico. È anche importante non commettere errori che potrebbero peggiorare la situazione perché, come sottolinea Paolo Gionchetti, direttore del Centro MICI del Policlinico Universitario Sant’Orsola di Bologna, «serve un nutrizionista esperto di MICI che dia indicazioni personalizzate, trovando caso per caso la strada giusta da seguire, nelle recidive e non solo. L’importante è evitare il fai da te o seguire diete per cui non esistono prove di efficacia: tanti per esempio eliminano il glutine o il lattosio, ma non ci sono evidenze scientifiche che sia utile a meno di essere intolleranti. Lo stesso vale per la cosiddetta dieta FODMAP (in cui si eliminano zuccheri che non vengono assorbiti e sono presenti in cibi come frutta, verdura, legumi, grano, dolcificanti, succhi di frutta, ndr), che serve contro l’intestino irritabile ma non per le MICI. Molti iniziano da soli diete di esclusione senza che ve ne sia bisogno né soprattutto vantaggio, esponendosi al rischio di malnutrizione».
Quello che si mangia nella prima infanzia incide sul rischio
La dieta è talmente importante per il benessere dell’intestino che può essere un baluardo contro le MICI, aiutando a prevenirle se si scelgono i cibi giusti fin da piccolissimi: un’indagine condotta da ricercatori dell’università svedese di Göteborg su oltre 80 mila bambini seguiti per più di 20 anni ha dimostrato che l’alimentazione nella primissima infanzia può incidere sul rischio di malattia. A far la differenza è soprattutto il consumo di pesce: i bimbi che a un anno di vita ne mangiavano di più hanno registrato un rischio del 54% più basso di ammalarsi di colite ulcerosa rispetto a chi mangiava poco pesce. Utili anche i vegetali, che hanno ridotto il pericolo di MICI in generale, mentre è meglio evitare troppe bevande zuccherate: i bimbi che già da piccolissimi ne bevevano in grande quantità avevano una probabilità di ammalarsi del 42 % più alta rispetto ai coetanei che ne facevano un uso più moderato.
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