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Corsa contro il tempo per approvare la manovra. Ieri, in Senato, dopo diversi tentativi, maggioranza e opposizioni hanno trovato un’intesa sull’iter della legge di Bilancio, che in commissione è stata sommerso da 2.500 emendamenti delle opposizioni.
Rush finale
Le votazioni sono cominciate giovedì sera e sono stati approvati i primi due articoli. «Voteremo in commissione venerdì, sabato, domenica e lunedì», ha detto il sottosegretario all’Economia, Federico Freni. Poi il testo andrà in aula dove il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, ha confermato che verrà posta la questione di fiducia, che verrà votata giovedì 21 mentre il giorno dopo ci sarà il voto finale. La manovra passerà subito dopo alla Camera per l’approvazione definitiva, prima del 31 dicembre, anche qui con il voto di fiducia. Ciriani dice che «la fiducia non è una novità, è sempre stata messa negli anni scorsi». E aggiunge: «Abbiamo garantito un dibattito approfondito». Con maggiore realismo il capogruppo di FdI al Senato, Lucio Malan, ammette: «Siamo arrivati un po’ lunghi e ora dobbiamo recuperare». «Credo che nel governo abbia prevalso la ragione – dice Daniele Manca (Pd) – e questo consente un percorso ordinato». Il Pd, ha aggiunto, selezionerà «gli emendamenti più importanti» sui quali la maggioranza ha garantito spazi per la discussione e il voto.
Poche modifiche
Se tutto andrà come nei piani della maggioranza, le modifiche alla manovra che dovrebbero passare sono quelle contenute nei 4 emendamenti del governo e nei 17 presentati dai relatori. Quelli dell’esecutivo attenuano il taglio sulle pensioni per medici, infermieri, maestri, dipendenti degli enti locali e degli uffici giudiziari; aumentano i fondi per gli stipendi dei militari e delle forze dell’ordine; stanziano 60 milioni nel triennio per gli enti locali; rimodulano le risorse per il Ponte sullo Stretto, spostando 2,3 miliardi degli 11,6 complessivi sul Fondo di sviluppo e coesione, di cui 1,6 miliardi sottratti a Sicilia e Calabria.
Il caso Imu
Gli emendamenti dei relatori riguardano anche questi diverse materie. Quello che ha scatenato le proteste più forti delle opposizioni riapre i termini per la fissazione delle aliquote Imu nei comuni che non hanno deliberato entro il termine di legge del 30 novembre. Si tratta di 213 comuni che, secondo l’emendamento, avranno tempo fino al 15 gennaio prossimo. E nel caso di aumento della tassa i cittadini interessati dovranno pagare la differenza entro il 29 febbraio, senza interessi e sanzioni, si premura di specificare il testo. «Un accanimento senza precedenti», attacca Stefano Patuanelli (5 Stelle). Ma dalla maggioranza si fa osservare che sono solo 213 i comuni ritardatari e che tra questi solo 5 superano i 20 mila abitanti: Arezzo, Torre del Greco, Maddaloni, Anagni e Ferentino. Il capogruppo del Pd, Francesco Boccia, parla invece di «marchette e mance» per altri emendamenti dei relatori che attingono ai 100 milioni che il governo aveva in origine destinato anche ad eventuali proposte delle opposizioni. Era atteso, invece, l’emendamento presentato dai relatori sugli affitti brevi che, nel caso vengano messe sul mercato più case, esclude dall’aumento della cedolare secca (dal 21 al 26%) una casa a scelta del contribuente.
Dl Anticipi
Ieri la Camera ha intanto approvato definitivamente il decreto legge Anticipi. Il provvedimento riapre i termini della rottamazione quater delle cartelle, consentendo a chi finora non ha pagato le prime rate di mettersi in regola entro il 18 dicembre. Inoltre, consente alle compagnie energetiche che dovevano versare l’ultima tranche della tassa sugli extraprofitti di soprassedere in attesa di un contributo di solidarietà da stabilire. Il testo stanzia anche 2 miliardi per l’indennità di vacanza contrattuale nel pubblico impiego, dà il via libera al conguaglio a dicembre sull’adeguamento delle pensioni al costo della vita e istituisce il Codice identificativo nazionale (Cin) sugli affitti brevi.
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