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DAL NOSTRO INVIATO
FIRENZE – Sapevate se quella fosse una zona a rischio? Se la trave fosse stata fissata o meno? La risposta arriva con un filo di voce. L’uomo che parla è ancora in Terapia intensiva all’ospedale Careggi. «Non sappiamo niente noi, non sappiamo niente…».
Parole riferite all’incidente di venerdì al cantiere, a Firenze, per la costruzione di un nuovo supermercato Esselunga, quello in via Mariti che alle 8 e 52, dopo il crollo di tre «solai» l’uno sull’altro, ha provocato la morte di cinque lavoratori, tra cui tre marocchini, un italiano e un tunisino. Cristinel Spataru, 51 anni, un figlio di 24, è uno dei tre rumeni rimasti feriti nella sciagura. Se sono sopravvissuti è stato per «un miracolo», ha ripetuto l’uomo ai medici.
Ieri l’operaio edile, che vive a Castelfranco Veneto, è stato intervistato dal Tg1 e dal Tg3. Quando gli viene domandato chi abbia dato l’ordine di gettare la colata Cristinel risponde così: «Io ho chiesto: “gettiamo?” Gettiamo…».
Poi una lunga serie di «non ricordo più niente» e quando i cronisti insistono — «si poteva fare quella gettata»?» — la replica è questa: «Geometra chiama cemento, geometra…».
Il quinto corpo
Spataru era con i due connazionali nel punto più alto della struttura, erano alle prese con la colata sulla rete di ferro della copertura — con loro assai probabilmente c’era anche Luigi Coclite, addetto alle operazioni di gettata con il joystick — quando all’improvviso tutto è crollato. Un volo di quindici metri, a proteggerlo caschetto, stivali e la buona sorte. Cristinel se l’è cavata con tre costole fratturate oltre a qualche taglio qui e là e neanche i suoi amici Dorian e Giorgio sono in pericolo di vita.
Ieri sera i vigili del fuoco hanno intanto individuato il quinto e ultimo cadavere, quello di Bouzekri Rachimi, 56enne marocchino. Ora si tratta di recuperarne il corpo, «sbriciolando» il cemento che lo avvolge. Lui e Taoufik Haidar, Mohamed Toukabri e Mohamed El Ferhane poco prima della sciagura avevano preso il caffè con i rumeni al vicino bar Manzoni. I nordafricani hanno poi raggiunto i due piani inferiori della struttura e sono morti, con Coclite, nel crollo. Schiacciati, intrappolati nel calcestruzzo.
Ma ora? Cristinel scuote la testa: «Cosa farò? Forse mi cercherò un altro lavoro, non so. Più avanti vediamo». Clic.
La ditta di Cittadella
I tre edili dell’Est sono assunti da una piccola ditta, la «Iftimie Rodica» con sede legale — sono le informazioni raccolte dal Corriere di Brescia e dal Corriere del Veneto — in un’elegante villa a Cittadella, nel Padovano. Uno di loro è parente stretto dei titolari e sino a ieri sera nessun rappresentante ha dato una versione dell’accaduto. La «Iftimie Rodica» era in subappalto con la Pavindustria Technology di Palazzolo sull’Oglio (Brescia), impresa che ha un contratto con la AeP di Pavia per l’esecuzione delle cappe e dei pavimenti dei parcheggi interrati al cantiere.
Cristinel, Dorian e Giorgio, vite sempre in trasferta, erano a Firenze da lunedì 12. Quattro giorni dopo hanno cominciato con il getto della cappa di copertura, 10 metri cubi di calcestruzzo sui 100 previsti. Operazione interrotta alle 8 e 52, con quello che è stato definito «il rumore di un tuono».
Nuove norme al Cdm
Proprio delle nuove norme in tema di sicurezza sul lavoro si discuterà al Consiglio dei ministri la prossima settimana. Si parla di una stretta sui controlli, anche per dare un freno al far west dei subappalti dove è più alto il rischio di illegalità . La revisione della normativa riguarderà il sommerso, i contratti e la formazione. Intanto le famiglie delle vittime nordafricane annunciano battaglia. «Hanno già preso degli avvocati» dice l’imam di Firenze Izzedin Elzir in contatto con i parenti «informati dell’incarico per le autopsie previsto oggi». Quanto ai funerali, «saranno a Firenze, di rito islamico».
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