chi rischia, multe e come mettersi in regola

admin
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Da oggi negli studi dei commercialisti i telefoni cominceranno a squillare a ripetizione. Nei giorni scorsi, infatti, l’Agenzia delle Entrate ha inviato ai contribuenti una…

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Da oggi negli studi dei commercialisti i telefoni cominceranno a squillare a ripetizione. Nei giorni scorsi, infatti, l’Agenzia delle Entrate ha inviato ai contribuenti una valanga di lettere per fare luce sui redditi del 2020 – parliamo di migliaia di avvisi – e in molti sono stati presi in contropiede, così ora hanno bisogno di chiarimenti da parte dei loro esperti contabili. 

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LA PLATEA
Nel mirino sono finiti quei contribuenti che potrebbero aver omesso redditi nell’anno di imposta considerato. Più nel dettaglio, le comunicazioni dell’Agenzia delle Entrate indicano possibili anomalie riferite a redditi da lavoro, assimilati, da lavoro autonomo e anche relative a redditi derivanti da contratti di locazione non dichiarati. Per alcuni dei soggetti coinvolti dai controlli è prevista la possibilità di regolarizzare la propria posizione trasmettendo una dichiarazione integrativa precompilata. Gli avvisi bonari dell’Agenzia delle Entrate sono rivolti ai contribuenti potenzialmente inadempienti e, come detto, riguardano l’anno d’imposta 2020. Le comunicazioni in questione vengono recapitate alle persone per segnalare discrepanze nelle loro dichiarazioni fiscali, come l’omissione di redditi percepiti, e invitano i destinatari a regolarizzare autonomamente la propria situazione presentando una dichiarazione integrativa e pagando eventuali imposte aggiuntive, con sanzioni ridotte. 
La confusione che questo tipo di avvisi produce nei contribuenti nasce dal fatto che nella lettera viene indicato in maniera generica il reddito omesso. Solo accedendo al cosiddetto cassetto fiscale, in una specifica sezione, è possibile infatti visionare il prospetto della comunicazione con il dettaglio dei dati in possesso dell’amministrazione finanziaria, al fine di individuare con esattezza l’eventuale omissione. La sanzione da applicare per una dichiarazione dei redditi infedele è pari al 15% della maggiore imposta determinata, percentuale che raddoppia in caso di canoni di locazione soggetti a cedolare secca parzialmente dichiarati e che tocca il 40% in caso di omissione totale dei canoni. Al contribuente che ritiene che i dati in possesso dell’Agenzia delle Entrate non siano corretti viene data a ogni modo la possibilità di chiarire la propria posizione attraverso i canali messi a disposizione. Intanto i termini della rottamazione quater sono stati riaperti con il Milleproroghe che ha dato la possibilità di pagare entro il 15 marzo 2024 le prime due rate scadute. 

LE CIFRE
Gli incassi della rottamazione quater nel 2023 ammontano a 6,8 miliardi di euro, di cui 6,5 miliardi riferiti al pagamento delle rate in scadenza nello stesso anno (prima o unica rata e seconda) e 0,3 miliardi riferiti a scadenze successive e già versati dai contribuenti. 

Intanto, il numero delle persone arrestate per violazioni penali di natura tributaria diminuisce, ma il gettito recuperato attraverso la lotta all’evasione fiscale aumenta. Certo, non necessariamente c’è un nesso inversamente proporzionale tra questi due fenomeni, tuttavia è importante segnalare che la lotta all’infedeltà fiscale produce risultati sempre più positivi, senza ricorrere ad un inasprimento delle misure limitative alla libertà delle persone. A segnalarlo è l’Ufficio studi della Cgia (Confederazione generale italiana dell’artigianato). Analizzando la serie storica emerge che in Italia il numero minimo di arresti si è verificato nel 2016, dopodichè c’è stato uno sali scendi fino al 2021, anno in cui il numero di persone «ammanettate» per aver commesso un reato tributario ha toccato il picco massimo di 411. 

Nel 2022 (ultimo dato disponibile) il numero è sceso a 290. Diversamente, al netto dei risultati conseguiti nel 2020-2021, biennio caratterizzato dalla grave crisi pandemica, il recupero dell’evasione è stato di 20,2 miliardi nel 2022 e di 24,7 miliardi di euro nel 2023.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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Il Messaggero

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