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Fuori dall’abitazione di Zaccaria Belatik, il ragazzo di 19 anni morto investito da un autobus dell’Atb davanti alla stazione di Bergamo, c’è un capannello di amici di famiglia. Aspettano che suo padre torni dall’ospedale Papa Giovanni XXIII, dove è stata composta la salma, e appena arriva lo abbracciano, sostenendolo mentre entra in casa. Il papà, che con la famiglia abita a Grignano di Brembate, non riesce a darsi pace: «Era un ragazzo come tanti altri, bravo».
Il lavoro, la palestra e le origini marocchine
Zaccaria Belatik, figlio primogenito (aveva una sorella e un fratello più piccoli), dopo essersi diplomato in un istituto tecnico aveva trovato lavoro da un paio di mesi come operaio in un’azienda di Brembate che produce additivi per materie plastiche. Di recente aveva anche ottenuto l’abilitazione per guidare il muletto in azienda. «Sabato aveva finito il turno di lavoro alle 3 del pomeriggio», ricorda il padre, che lo descrive come un ragazzo sportivo: «Frequentava una palestra a Madone». La famiglia di Zaccaria Belatik, nato e cresciuto a Grignano, è originaria di Casablanca, in Marocco. È lì che il giovane verrà sepolto: «Organizzeremo un momento di preghiera a Zingonia o a Curno – spiega il papà –, dopo lo riporteremo in Marocco».
L’amico: «Stavamo ridendo fino a 5 minuti prima»
Zaccaria questa mattina (domenica 18 febbraio) era in stazione in compagnia di due amici. Stavano aspettando il tram alla stazione della Teb, per andare a fare colazione in via Borgo Palazzo dove c’è un negozio etnico marocchino. «Lui è il mio amico Zaccaria – racconta l’amico Yassine Oliym, di 17 anni, che era con lui in stazione –. Fino a 5 minuti fa stavamo ridendo insieme. Poi…». Mentre erano in attesa del tram, notando poco distante l’arrivo di un autobus dell’Atb che avrebbe comunque raggiunto via Borgo Palazzo, i tre amici hanno deciso di cambiare mezzo di trasporto: «Mancavano dieci minuti al tram e allora, quando abbiamo visto quell’autobus (della linea 8, ndr), abbiamo deciso di prenderlo per metterci di meno». Zaccaria li precede correndo, trascinando sulla sua destra il monopattino che aveva con sé: «Voleva anticiparci, per provare a fermare il bus – continua Oliym –. Non so se l’autista non lo ha visto, forse guardava dall’altra parte per vedere se arrivava qualcuno dalla rotonda. Lo abbiamo raggiunto ed è successo quello che è successo».
L’autista non lo ha visto
L’incidente è avvenuto intorno alle 8.40; l’autobus viaggiava in direzione di via Bono, Zaccaria lo ha raggiunto sul lato destro, nel momento in cui il mezzo stava lasciando la fermata che si trova di fronte all’Urban Center. L’autista, di 55 anni, accompagnato poi in ospedale sotto choc, non ha fatto in tempo a vederlo e a frenare, trascinando il 19enne a terra per circa 7 metri.
Tutto davanti agli amici
Un drammatico susseguirsi di eventi, a cui hanno assistito qualche metro più indietro i suoi due amici: Yassine Oliym e un altro ragazzo; quest’ultimo, sotto choc, è corso via, prima di essere rintracciato in via Bonomelli dai carabinieri ed essere sentito come testimone dalla polizia locale, che si è occupata dei rilievi dell’incidente. «Erano molto amici, quasi come fratelli – conclude Oliym -. Quando ha visto che era morto, si è messo a piangere. Ha avuto paura perché non aveva i documenti. In quel momento, non ragionava più». Conclusi i rilievi, la Procura ha disposto la restituzione della salma ai familiari del ragazzo.
Le parole del sindaco Gori
L’Atb, contribuendo per quanto di sua competenza a chiarire la dinamica dello scontro, ha espresso le proprie condoglianze alla famiglia di Zaccaria Belatik e la propria vicinanza all’autista coinvolto nell’incidente. Anche il sindaco Giorgio Gori, attraverso Facebook, ha voluto commentare la notizia: «Mi ha molto colpito – dice Gori -. Zaccaria Belatik aveva solo 19 anni. Non so come sia potuto accadere. Posso però immaginare il dolore dei suoi genitori e dei suoi fratelli. Perdere un figlio così giovane è una cosa straziante. Come padre e come sindaco del Comune di Bergamo, azionista della società Atb, esprimo più profondo cordoglio e la mia vicinanza alla famiglia di Zaccaria».
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