Alzheimer: il viagra sembra proteggere dalla malattia (ma servono ulteriori studi di conferma)

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Un serendipity nel serendipity. Il farmaco contro la disfunzione erettile sildenafil (meglio noto con il nome commerciale di “viagra”), testato inizialmente come cura contro l’ipertensione e poi rivelatosi più efficace per quest’altra indicazione, ora potrebbe essere ulteriormente riposizionato come farmaco contro l’Alzheimer. I dati di uno studio di coorte, pubblicati su Neurology, rivista dell’Accademia americana di neurologia, anche se preliminari mostrano infatti indica che chi assume farmaci contro la disfunzione erettile ha un rischio inferiore di ammalarsi della forma di demenza più diffusa.

Il meccanismo d’azione

Il viagra fa parte di un gruppo di farmaci noti come inibitori della fosfodiesterasi di tipo 5, che funzionano rilassando i vasi sanguigni e aumentando il flusso sanguigno. Questo effetto potrebbe estendersi al cervello, dove una migliore circolazione di sangue potrebbe contrastare l’accumulo di proteine tossiche strettamente legate alla malattia di Alzheimer.

Gli studi preclinici condotti in modelli animali hanno in effetti evidenziato una relazione tra questa classe di farmaci  e la riduzione del rischio di sviluppare la demenza, inoltre hanno mostrato che i farmaci aumentano anche indirettamente i livelli di acetilcolina, un neurotrasmettitore coinvolto nella memoria, nell’apprendimento e nell’attenzione. Proprio l’acetilcolina è il target dei primi farmaci per trattare i sintomi dell’Alzheimer che agiscono aumentandone i livelli cerebrali.

Rischio ridotto di un quinto

Tra gli uomini in cura con questi medicinali la probabilità di sviluppare l’Alzheimer cala di quasi un quinto (-18%), calcolano gli autori del lavoro, che tuttavia precisano: “Lo studio non dimostra che i farmaci per la disfunzione erettile riducano il rischio di malattia di Alzheimer. Indica solo un’associazione fra assunzione e meno pericoli di essere colpiti dal ‘ladro della memoria’. Una correlazione già evidenziata da altre ricerche”.

I dati precedenti

In precedenza infatti due articoli condotti negli Stati Uniti, avevano esplorato l’associazione tra farmaci per la disfunzione erettile come il viagra e l’Alzheimer, giungendo a conclusioni contrastanti. Uno infatti ha trovato un rischio inferiore del 69% di Alzheimer tra gli utilizzatori dei farmaci, mentre l’altro non ha riscontrato alcuna associazione.

Ruth Brauer dell’University College di Londra, nel Regno Unito, autrice del lavoro, sottolinea tuttavia, che uno di quegli studi si è basato su dati assicurativi, mentre il suo studio includeva informazioni più dettagliate dalle cartelle cliniche anonimizzate del Servizio sanitario nazionale del Regno Unito. Ciò ha permesso al suo team di regolare meglio i potenziali fattori di confondimento che potrebbero influenzare sia la disfunzione erettile che il rischio di Alzheimer, come il fumo, l’uso di alcol e altre condizioni di salute. Anche dopo il controllo di questi fattori, la connessione tra i farmaci e un rischio inferiore di Alzheimer è rimasta.

Lo studio

I ricercatori hanno analizzato le cartelle cliniche di quasi 270.000 uomini nel Regno Unito con un’età media di 59 anni e una diagnosi di disfunzione erettile tra il 2000 e il 2017. I partecipanti, che all’arruolamento nel trial non presentavano problemi di memoria o di pensiero, sono stati seguiti per 5 anni in media. Gli scienziati hanno confrontato il 55% di pazienti ai quali erano stati prescritti farmaci contro la disfunzione erettile (principalmente sildenafil), con il 45% che non aveva ricevuto la prescrizione.

Durante il periodo di osservazione, 1.119 partecipanti allo studio hanno sviluppato l’Alzheimer. Dei pazienti ai quali erano state prescritte pillole contro la disfunzione erettile, 749 si sono ammalati di Alzheimer, dato che corrisponde a un tasso di 8,1 casi ogni 10mila persone-anno. Tra coloro che non avevano avuto la prescrizione, se ne sono ammalati invece 370, con un tasso pari a 9,7 casi ogni 10mila persone-anno.

Risultati promettenti

Anche se i dati non stabiliscono una relazione causale tra i farmaci per la disfunzione erettile e un rischio inferiore di Alzheimer, Brauer ha evidenziato un altro elemento di prova che rafforza l’associazione. Quando ha analizzato i dati per età, i farmaci hanno avuto un effetto protettivo maggiore tra gli uomini di 70 anni o più rispetto agli uomini sotto i 70 anni.

“I farmaci sembrano avere un maggior beneficio tra gli individui con il maggior rischio di Alzheimer” ha precisato. “Pensiamo che questi risultati promettenti dovrebbero giustificare ulteriori studi sui farmaci”. Anche perché come ha fatto notare la stessa ricercatrice, nonostante qualche passo avanti sia stato fatto negli ultimi tempi con l’arrivo di nuovi trattamenti, “abbiamo un disperato bisogno di terapie in grado di prevenire o ritardare lo sviluppo dell’Alzheimer”.

I limiti della ricerca

Al netto di fattori confondenti come età, abitudine al fumo e consumo di alcol, gli autori hanno concluso che gli uomini con prescrizione di farmaci per la disfunzione erettile avevano una probabilità del 18% inferiore di sviluppare l’Alzheimer, rispetto agli altri. L’associazione era più forte nei pazienti che, durante lo studio, avevano avuto più prescrizioni. Uno dei limiti della ricerca è proprio il fatto di essere basata sui registri delle prescrizioni, senza che fossero disponibili informazioni sull’effettiva assunzione di medicinali anti-disfunzione erettile da parte dei pazienti ai quali i farmaci erano stati prescritti.

Coinvolgere anche le donne

Anche per questo, come ricordato da Brauer saranno necessarie ulteriori ricerche per confermare i risultati, capire di più sui loro potenziali benefici e i meccanismi d’azione, e definire il dosaggio ottimale. La scienziata auspica “uno studio randomizzato e controllato che coinvolga sia maschi sia femmine. È giustificato condurlo per verificare se i dati osservati possano essere estesi alle donne”. Se il dato fosse confermato si tratterebbe di una nuova strada per il trattamento dell’Alzheimer.

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