allarme per giovani e persone con redditi bassi

admin
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Compra ora, paghi dopo. Si sta diffondendo sempre di più anche in Europa, dopo il boom negli Stati Uniti, il modello dei piccoli pagamenti a rate, per lo più online. Scuotendo un mercato del credito in difficoltà, visto l’aumento dei tassi di interesse da parte delle banche centrali. Piccole somme, magari per acquistare regali, come nell’ultimo periodo natalizio (da record per questa forma di pagamento), con la mediazione di una piattaforma o una società finanziaria. 

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Shopping a rate, boom sul web

Questa fa arrivare tutti i soldi al venditore, anticipandoli, e poi li richiede indietro a chi compra in più versamenti (di solito tre o quattro), ma per lo più senza interessi (mentre chi vende paga le commissioni). Una formula apparentemente molto vantaggiosa per i clienti, che però ha messo in allarme le autorità di vigilanza e le banche centrali sia del Vecchio Continente che dell’America. Si teme infatti che la facilità e velocità del sistema nel concedere questi piccoli prestiti, seppure di importo molto limitato, porti a un indebitamento pesante per i giovani e le persone a basso reddito e con poca istruzione. Sono queste, infatti, le categorie, che più stanno usufruendo del servizio.

LE NUOVE ABITUDINI SUL WEB
Gli importi vengono spesso divisi in somme molto piccole, ma la somma delle varie rate per gli acquisti, fatti per lo più online, può raggiungere un importo poi difficile da ripagare a fine mese. Da qui commissioni e spese maggiori da saldare, o in alcuni casi, addirittura, le insolvenze. Dal 2019 a oggi il fenomeno del “compra ora, paghi dopo” (in inglese “buy now pay later”), è cresciuto a tal punto che, secondo la Banca dei regolamenti internazionali, muove un giro d’affari di oltre 300 miliardi di dollari in tutto il mondo. Un aumento di valore di sei volte in appena una manciata di anni. Svezia e Australia sono i mercati con una maggiore diffusione, poi ci sono gli Stati Uniti, la Gran Bretagna e la Cina. Secondo Floa, società del gruppo Bnp Paribas e operatore attivo nel settore di questi pagamenti, il 43% degli europei ha già fatto un acquisto utilizzando una modalità del genere. In Italia, fra il 2021 e il 2022, il numero di utenti che ha pagato in questo modo è aumentato del 22%. E c’è ancora margine di manovra. Il segmento infatti, sempre secondo Floa, «ha ancora un potenziale di crescita nel mercato italiano, dato che il 31% dei cittadini del Paese (quasi uno su tre) utilizza questa soluzione di pagamento in maniera saltuaria». Il nostro Paese, d’altronde, in Europa, è tra i più digitali, con un utilizzatore dei servizi web che lo fa frequentemente ogni cinque abitanti. La frequenza degli acquisti online è cresciuta soprattutto negli ultimi due-tre anni, tenendo conto degli effetti della pandemia e seguendo le nuove tendenze internazionali di pagamento. 

LA RICERCA
Una ricerca condotta proprio da Floa con la società di consulenza e big data Kantar sottolinea in particolare come i consumatori italiani non siano soddisfatti delle più diffuse modalità di acquisto online. Ecco che le nuove soluzioni di pagamento, soprattutto per chi non può permettersi troppe spese nell’immediato, ma non vuole lo stesso rinunciare ad alcuni acquisti, sono sempre più appetibili. Le autorità degli Stati Uniti hanno ancora negli occhi l’incubo dei mutui cosiddetti “subprime” e degli indebitamenti esagerati da parte di chi non se lo può permettere. Cioè quanto ha poi scatenato la grande cirsi economica mondiale del 2007/2008. 
Una stagione, quella dell’indebitamento facile dell’inizio degli anni 2000, che gli Usa hanno tentato in tutti i modi di mettersi alle spalle, con una vasta serie di norme sui prestiti, i mutui e le carte di credito. In questo caso il fenomeno non è di quella portata e non ha gli stessi rischi, ma si teme che ora molte regole introdotte negli ultimi anni possano essere de facto aggirate. Un analista della società finanziaria Wells Fargo ha già parlato di “debito fantasma” e l’ufficio dei consumatori Usa sta portando avanti una serie di indagini, dopo aver notato che i tassi di insolvenza sono di gran lunga superiori a quelli del credito al consumo e rispetto ad altre forme di finanziamento. 

I TIMORI
In Europa la Banca d’Italia aveva segnalato possibili criticità già lo scorso anno e di recente la Banca d’Irlanda ha lanciato una serie di avvertimenti ai consumatori. Non solo, un’apposita direttiva Ue varata lo scorso ottobre e che verrà attuata gradualmente nei prossimi anni, punta ad estendere le tutele dei clienti per evitare di trovarsi insolventi anche dopo pagamenti di questo tipo. La Banca dei regolamenti internazionali, poi, oltre a raccomandare ulteriormente la trasparenza e l’aumento delle informazioni a disposizione dei consumatori, ha chiesto di monitorare le piattaforme finanziarie.

Di fronte al moltiplicarsi delle insolvenze potrebbero infatti finire nei guai, mettendo in pericolo la stabilità del sistema economico internazionale. Piattaforme e servizi finanziari hi-tech (il settore del cosiddetto “fintech”), secondo la Bri, sono d’altronde nate con l’utilizzo di capitali di rischio e faticano ancora a essere redditizie, nonostante le commissioni incassate siano superiori a quelle delle vendite online o delle carte di credito. Chi vende, soprattutto online, però, sembra voler sostenere questi costi perché con il “compra ora, paghi dopo” si aumenta la base dei clienti che altrimenti non potrebbero permettersi il bene o il servizio acquistato, sfruttando anche il fatto che sul web gli acquisti sono più rapidi e più semplici.
 

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su Il Messaggero

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