A Crema il liceo Made in Italy è un flop: solo 1 iscritto al “Munari”. Il preside: «La classe si farà lo stesso, per sorteggio»

admin
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Il liceo Made in Italy è stato attivato nella provincia di Cremona da un solo istituto, l’«IIS Bruno Munari» di Crema. Voluto fortemente dal preside, che non intende abbandonare l’dea di offrire il nuovo indirizzo – solo altre 11 scuole in Lombardia hanno aderito alla riforma del ministro Valditara – nonostante attualmente vi sia un solo iscritto. Più un corso individuale che una classe, un flop che mette a rischio l’attivazione delle lezioni. Ma non per il dirigente scolastico Pierluigi Tadi. La classe si farà e a settembre inizieranno i corsi. Come? Due le soluzioni proposte da Tadi con una lettera alle famiglie degli iscritti all’istituto: o gli studenti che si sono iscritti all’indirizzo economico sociale scelgono volontariamente di cambiare il corso, oppure saranno estratti a sorte i 24 studenti necessari per far partire la classe del Made in Italy. Una possibilità che ha lasciato sbigottiti i genitori, il cui malcontento è diventato un caso politico.

«La riforma è nata male e di corsa e non è un caso quindi che le famiglie abbiano liberamente scelto di non iscrivere i propri figli ad un percorso rispetto al quale non si conoscono neppure le indicazioni per gli anni successivi al biennio», è intervenuta la senatrice del Partito democratico Simona Malpezzi, che ha annunciato un’interrogazione parlamentare sulla vicenda, «per questo è inaccettabile che si proceda d’imperio senza rispettare la volontà dei ragazzi e delle loro famiglie che a Crema avevano scelto in larga maggioranza l’opzione economico sociale». Le fa eco un collega di partito. «Il Liceo del Made in Italy ha registrato in tutta Italia solo 375 iscrizioni. In Lombardia le scuole che hanno dato la disponibilità ad avviare il corso sono dodici, di cui una in provincia di Cremona, il Munari di Crema, che ha registrato un solo iscritto», dice il consigliere regionale Pd Matteo Piloni, dichiarando che le famiglie e i professori che stanno criticando la decisione del dirigente «non verranno lasciati soli».

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